Il percorso, inizialmente ben
segnalato, si sovrappone per un primo tratto a
quello denominato “Circuito di Varigotti”
(segnavia cerchio con punto al centro). Inoltre,
alla sua partenza, sono presenti le indicazioni
per raggiungere la Chiesa medievale di San
Lorenzo, prima meta della passeggiata (foto1).
Gradini, muretti ristrutturati e selciato nel
primo tratto rendono più agevole la salita e
danno da subito l’impressione di immergersi in
un’altra epoca: tutt’intorno ulivi (foto2), i
primi notevoli scorci verso le casazze medievali
(foto3), gli orti (foto4) e la torre di Punta
Crena (foto5).
La deviazione (foto6) che
parte sul lato destro per giungere alla Chiesa è
dedicata a Don Giussani, fondatore di Comunione
e Liberazione, che a cavallo tra gli anni ’50 e
’60 fece di Varigotti uno dei luoghi principali
del proprio apostolato con i giovani, nonché uno
dei primi laboratori per la nascita del
Movimento.
Dalla discesa che porta a San
Lorenzo vecchio (foto7) è d’obbligo uno sguardo
verso la vicina Baia dei Saraceni, sede
dell’antico porto di Finale definitivamente
insabbiato nel 1341 dai Genovesi (foto8). Sugli
scogli più esposti è ancora possibile
rintracciare, sotto il livello del mare, alcuni
anelli di ferro per gli ormeggi.
Giunti a San Lorenzo vecchio
le parole dovrebbero tacere e lo scrivere
interrompersi. L’edificio risale all’XI secolo
ed è stato restaurato nel 1995 dall’Associazione
Amici di San Lorenzo (da foto9 a 12).
Fondata su un precedente
luogo di culto di origine bizantina, come si
evince dai ritrovamenti nell’area di tombe
allora risalenti, la chiesa attuale è tutto ciò
che rimane di un'importante e prospero
insediamento monastico benedettino. Parrocchiale
di Varigotti fino al 1586, la chiesa è a navata
unica con abside quadrato illuminato da monofore
e una parte più recente (la parete verso il
mare) su cui si aprono due porte in stile
gotico. Anche la volta a crociera in mattoni
della sacrestia risalgono allo stesso periodo (XIV
secolo). La parete a monte dovrebbe invece
essere antecedente al 1000 (foto 14, 15, 19,
20). La chiesa venne colpita da una bomba
durante la seconda guerra mondiale, che ne
sfondò il tetto. I numerosi reperti di epoca
imperiale e dell'alto medioevo, ritrovati
nell'area, tra i quali un sarcofago del III o IV
secolo, così come un miliario della Via Julia
Augusta (che comunque non transitava da quelle
parti), sono oggi conservati presso il
Museo Archeologico di Finale.
Ancora oggi, nei pressi della Chiesa si possono
scorgere, tra gli immancabili rosmarini
selvatici (foto13) e le bacche di lentisco
(foto22), detriti che lasciano immaginare a
costruzioni e luoghi di culto adiacenti (foto16,
17).
Dopo aver risalito il
vialetto (foto21) si volta a destra seguendo il
segnavia: il sentiero si fa più ripido e ci si
immerge nella macchia mediterranea (foto23), ma
una fermata quasi immediata è d’obbligo in
quanto ci si imbatte in uno strano e colorato
monumento (foto25) che costeggia il lato destro
del percorso. Date, frasi in inglese raggruppate
da salvagenti (foto26, 27) e corde di scialuppe,
in terracotta e cemento, bacheche artigianali
che narrano le eroiche imprese di un cittadino
di Varigotti: Giuseppe Cerisola, detto
l’Australiano. Nascosto dalla sterpaglia si
intravvede il suo capanno e gli ulivi che si
alternano ha quello che è stato il suo orto (per
ulteriori dettagli sul personaggio si veda la
sezione “Spigolature”). Prima di proseguire,
alcune scritte di Beppino, informano su percorso
e mèta (foto 24, 28).
Si percorre ora uno dei
tratti più faticosi del percorso: uno strappo di
circa 200m sotto il sole e le erbe aromatiche
(foto29, 30) che hanno sostituito i pini della
macchia andati distrutti dall’incendio del
settembre 2003 che ha devastato la collina di
Varigotti (foto31). Un breve tratto d’ombra
(foto32, 33), Punta Crena ora in lontananza
(foto34) e ci si allontana dal mare seguendo
l’andamento del primo promontorio, sino al Rian
dele Basure (Rio delle Streghe), asciutto
(foto35), che richiama la torre da raggiungere,
per ora non ancora visibile a causa del paio di
tornanti che si devono ancora percorrere. Dopo
qualche minuto e una leggera salita ci si trova
di nuovo vicini al mare e alle ripide scogliere
che anticipano gli strapiombi danteschi del
Malpasso; un cartello ricorda un precedente
incendio avvenuto nel 1978 (foto36)Ci si
allontana nuovamente per la penultima volta
(foto37,38) per poi di lì a poco ritrovare un
punto panoramico (foto39) e finalmente, in
lontananza, si scorgono la Torre genovese
(foto40, 41,42) e gli strapiombi del Malpasso.
Poco prima di raggiungere la deviazione sul lato
destro che porterà alla Torre, ci si imbatte in
una diramazione sulla sinistra che porta in
salita verso la strada sterrata che dalle Manie
arriva sino al Semaforo di Capo Noli (foto43),
spesso percorsa dai bikers. Ancora uno scorcio
di Punta Crena dalla Torre sopra il Malpasso
(foto44).
La Torre (foto45, 46), detta
delle Streghe, è stata un presidio di
avvistamento eretto nel 1582 al confine tra Noli
e il Marchesato finalese dei Del Carretto
(foto49), ultimo avamposto di Genova (storica
alleata di Noli) verso ponente. La leggenda
narra che l’edificio venne costruito da Noli
per difendersi dalle costanti incursioni
femminili (“streghe”, “basure”) del territorio
limitrofo; nel corso della sua costruzione gli
stessi lavoranti vennero fatti prigionieri da
uomini provenienti da Varigotti (foto47, 48).
Nei pressi di questo luogo si incontra
segnaletica riguardante il cosiddetto Sentiero
del Pellegrino, di recente istituzione che,
partendo da San Michele e San Paragorio di Noli
, si inerpica a San Lazzaro, probabile antico
lazzaretto, raggiungendo le rovine delle chiese
di Santa Giulia e Santa Margherita per
concludersi a San Lorenzo e Punta Crena. La zona
in effetti è accertata come meta di pellegrini
provenienti dal Mediterraneo sin dal periodo
romano.
Proseguendo verso l’avamposto
militare iniziano a comparire i primi pini
compatti e l’ombra. Dopo qualche minuto si
giunge allo sterrato carrabile Le Manie - Capo
Noli (foto50). La segnaletica indica future mete
di passeggiate. Dopo qualche decina di metri il
cancello della Caserma dei Carabinieri (foto51),
prima ancora Semaforo, luogo di segnalazione con
bandiere alle navi in transito, vista la
pericolosità del luogo, ed ancora in precedenza
ufficio telegrafico a segnali di epoca
napoleonica. Il presidio, aperto in occasioni
particolari (la V Camminata dantesca nolese del
2010) può offrire una vista dai monti di
Portofino a Capo Mele. Ancora una volta i
panorami verso il mare sono stupendi (foto52).
Luca Sibona - settembre
2011