I T I N E R A R I
Venerdì 9 settembre 2011
Varigotti-Monte di Capo Noli
Segnavia: X
Difficoltà: medio
Riferimenti lungo il percorso: Chiesa di San Lorenzo, Punta Crena, Monumento Cerisola,
Torre Genovese o delle Streghe, Postazione militare (Semaforo di Capo Noli)
Tempo di percorrenza: 1h30’ con frequenti pause (andata)
Distanza: 3,5km dal vecchio tratto di Via Aurelia (andata)
Nota: poche zone d’ombra, no acqua, percorso panoramico


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Il percorso, inizialmente ben segnalato, si sovrappone per un primo tratto a quello denominato “Circuito di Varigotti” (segnavia cerchio con punto al centro). Inoltre, alla sua partenza, sono presenti le indicazioni per raggiungere la Chiesa medievale di San Lorenzo, prima meta della passeggiata (foto1). Gradini, muretti ristrutturati e selciato nel primo tratto rendono più agevole la salita e danno da subito l’impressione di immergersi in un’altra epoca: tutt’intorno ulivi (foto2), i primi notevoli scorci verso le casazze medievali (foto3), gli orti (foto4) e la torre di Punta Crena (foto5).

La deviazione (foto6) che parte sul lato destro per giungere alla Chiesa è dedicata a Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, che a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 fece di Varigotti uno dei luoghi principali del proprio apostolato con i giovani, nonché uno dei primi laboratori per la nascita del Movimento.

Dalla discesa che porta a San Lorenzo vecchio (foto7) è d’obbligo uno sguardo verso la vicina Baia dei Saraceni, sede dell’antico porto di Finale definitivamente insabbiato nel 1341 dai Genovesi (foto8). Sugli scogli più esposti è ancora possibile rintracciare, sotto il livello del mare, alcuni anelli di ferro per gli ormeggi.

Giunti a San Lorenzo vecchio le parole dovrebbero tacere e lo scrivere interrompersi. L’edificio risale all’XI secolo ed è stato restaurato nel 1995 dall’Associazione Amici di San Lorenzo (da foto9 a 12).

Fondata su un precedente luogo di culto di origine bizantina, come si evince dai ritrovamenti nell’area di tombe allora risalenti, la chiesa attuale è tutto ciò che rimane di un'importante e prospero insediamento monastico benedettino. Parrocchiale di Varigotti fino al 1586, la chiesa è a navata unica con abside quadrato illuminato da monofore e una parte più recente (la parete verso il mare) su cui si aprono due porte in stile gotico. Anche la volta a crociera in mattoni della sacrestia risalgono allo stesso periodo (XIV secolo). La parete a monte dovrebbe invece essere antecedente al 1000 (foto 14, 15, 19, 20). La chiesa venne colpita da una bomba durante la seconda guerra mondiale, che ne sfondò il tetto. I numerosi reperti di epoca imperiale e dell'alto medioevo, ritrovati nell'area, tra i quali un sarcofago del III o IV secolo, così come un miliario della Via Julia Augusta (che comunque non transitava da quelle parti), sono oggi conservati presso il Museo Archeologico di Finale[1]. Ancora oggi, nei pressi della Chiesa si possono scorgere, tra gli immancabili rosmarini selvatici (foto13) e le bacche di lentisco (foto22), detriti che lasciano immaginare a costruzioni e luoghi di culto adiacenti (foto16, 17). 

Dopo aver risalito il vialetto (foto21) si volta a destra seguendo il segnavia: il sentiero si fa più ripido e ci si immerge nella macchia mediterranea (foto23), ma una fermata quasi immediata è d’obbligo in quanto ci si imbatte in uno strano e colorato monumento (foto25) che costeggia il lato destro del percorso. Date, frasi in inglese raggruppate da salvagenti (foto26, 27) e corde di scialuppe, in terracotta e cemento, bacheche artigianali che narrano le eroiche imprese di un cittadino di Varigotti: Giuseppe Cerisola, detto l’Australiano. Nascosto dalla sterpaglia si intravvede il suo capanno e gli ulivi che si alternano ha quello che è stato il suo orto (per ulteriori dettagli sul personaggio si veda la sezione “Spigolature”). Prima di proseguire, alcune scritte di Beppino, informano su percorso e mèta (foto 24, 28). 

Si percorre ora uno dei tratti più faticosi del percorso: uno strappo di circa 200m sotto il sole e le erbe aromatiche (foto29, 30) che hanno sostituito i pini della macchia andati distrutti dall’incendio del settembre 2003 che ha devastato la collina di Varigotti (foto31).  Un breve tratto d’ombra (foto32, 33), Punta Crena ora in lontananza (foto34) e ci si allontana dal mare seguendo l’andamento del primo promontorio, sino al Rian dele Basure (Rio delle Streghe), asciutto (foto35), che richiama la torre da raggiungere, per ora non ancora visibile a causa del paio di tornanti che si devono ancora percorrere. Dopo qualche minuto e una leggera salita ci si trova di nuovo vicini al mare e alle ripide scogliere che anticipano gli strapiombi danteschi del Malpasso; un cartello ricorda un precedente incendio avvenuto nel 1978 (foto36)Ci si allontana nuovamente per la penultima volta (foto37,38) per poi di lì a poco ritrovare un punto panoramico (foto39) e finalmente, in lontananza, si scorgono la Torre genovese (foto40, 41,42) e gli strapiombi del Malpasso. Poco prima di raggiungere la deviazione sul lato destro che porterà alla Torre, ci si imbatte in una diramazione sulla sinistra che porta in salita verso la strada sterrata che dalle Manie arriva sino al Semaforo di Capo Noli (foto43), spesso percorsa dai bikers. Ancora uno scorcio di Punta Crena dalla Torre sopra il Malpasso (foto44).

La Torre (foto45, 46), detta delle Streghe, è stata un presidio di avvistamento eretto nel 1582 al confine tra Noli e il Marchesato finalese dei Del Carretto (foto49), ultimo avamposto di Genova (storica alleata di Noli) verso ponente. La leggenda narra che  l’edificio venne costruito da Noli per difendersi dalle costanti incursioni femminili (“streghe”, “basure”) del territorio limitrofo; nel corso della sua costruzione gli stessi lavoranti vennero fatti prigionieri da uomini provenienti da Varigotti (foto47, 48). Nei pressi di questo luogo si incontra segnaletica riguardante il cosiddetto Sentiero del Pellegrino, di recente istituzione che, partendo da San Michele e San Paragorio di Noli , si inerpica a San Lazzaro,  probabile antico lazzaretto, raggiungendo le rovine delle chiese di Santa Giulia e Santa Margherita per concludersi a San Lorenzo e Punta Crena. La zona in effetti è accertata come meta di pellegrini provenienti dal Mediterraneo sin dal periodo romano.

Proseguendo verso l’avamposto militare iniziano a comparire i primi pini compatti e l’ombra. Dopo qualche minuto si giunge allo sterrato carrabile Le Manie - Capo Noli (foto50). La segnaletica indica future mete di passeggiate. Dopo qualche decina di metri il cancello della Caserma dei Carabinieri (foto51), prima ancora Semaforo, luogo di segnalazione con bandiere alle navi in transito, vista la pericolosità del luogo, ed ancora in precedenza ufficio telegrafico a segnali di epoca napoleonica. Il presidio, aperto in occasioni particolari (la V Camminata dantesca nolese del 2010) può offrire una vista dai monti di Portofino a Capo Mele. Ancora una volta i panorami verso il mare sono stupendi (foto52).

Luca Sibona - settembre 2011

 
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foto 52
Le fotografie sono state realizzate da Luca Sibona e Alfredo Izeta
     
 

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 Sentieri in Liguria - ottobre 2011