SENTIERI IN LIGURIA - SPIGOLATURE
Torri e grotte sulla
collina di San Bernardino
fotografie di Alfredo Izeta
maggio 2021 - La Torre
Giannuzzi (o Torre Belenda) venne costruita nel
XIII/XIV secolo sull'altura di San Bernardino,
presumibilmente per ospitare truppe carrettesche che
avrebbero dovuto costituire un avamposto di guardia
e di avvistamento ad integrazione delle difese della
dimora signorile, il maestoso Castel Gavone
edificato sin dalla fine del XII secolo sull'altura
del Becchignolo, immediatamente al di sopra di
Finalborgo, capitale del Marchesato del Carretto per
quasi mezzo millennio.
La torre e' legata a una leggenda su fosca vicenda:
il Marchese Alfonso II del Carretto, signore del
Marchesato nella seconda meta' del XVI secolo, si
sarebbe invaghito di Belenda, avvenente figlia del
mugnaio dell'Acquaviva, che avrebbe fatto rapire dai
suoi "bravi" e rinchiudere nei sotterranei della
torre stessa. Dopo aver fatto uccidere il padre
della fanciulla (trovato stritolato negli ingranaggi
del suo mulino) avrebbe lasciato morire di fame
Belenda (che non aveva voluto cedergli) nel
sotterraneo della torre, ove il fidanzato Medaro la
trovo' priva di vita dopo la fuga del Marchese.
Un'altra storia parla invece di un certo Bellenda (di qui
il nome dell'edificio) che avrebbe tramato con la
secolare rivale Genova per impadronirsi del potere:
scoperto, sarebbe stato imprigionato nel sotterraneo/cantina.
La Torre sorge in mezzo a ulivi secolari (purtroppo
in stato di abbandono) che la nascondono alla vista
delle rare persone che transitano per la zona. Una
costruzione del trecento sembra purtroppo destinata
all'estinzione: il tetto e' completamente
crollato come pure il pavimento del piano superiore.
L'edificio si estende su tre piani (di cui quello
piu' basso sembrerebbe destinato a cantina o
prigione): al piano terreno spicca un camino
semidistrutto mentre sul muro
del piano superiore si fa notare una cavita'
rettangolare che contiene una sorta di sedile in
corrispondenza ad una sporgenza esterna (vedere la
galleria di fotografie) che fa pensare ad un w.c.
dell'epoca che "scaricava" direttamente sul prato
sottostante..... Calcinacci, travi di legno e rifiuti di
poco educati visitatori ricoprono completamente
il bel pavimento a mattoni rossi. Portoncino
d'ingresso, bifore e finestre ad arco tondo sono
inseriti in una struttura rettangolare: all'esterno
di uno dei
lati lunghi si intravvede ancora una traccia
triangolare dei sostegni di una tettoia (forse di un
porticato o di un loggiato del quale non rimangono
altri segni).
Piu' in alto, su una rupe sotto la Cappella di San
Bernardino, si trovano tre grotte e diverse altri
anfratti scavati dall'acqua e in parte allargati
dalle popolazioni rurali del posto per adibirli a
capanni per bestiame e attrezzi. Uno di questi e'
particolarmente interessante in quanto si sviluppa
in piu' sale, una delle quali ricoperta da
concrezioni calcaree: non sembra siano state
utlizzate dall'uomo in eta' preistoriche.
Vi lascio ora alle immagini: cliccate sulle
fotografie per visualizzarle ingrandite.
Alfredo Izeta - maggio 2021
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