Valponci, Finale Ligure: i cinque ponti romani

di  Alfredo Izeta

Fare quattro passi in Valponci non e' complicato: si sale da Calvisio prendendo la strada per Verzi e si svolta a sinistra un centinaio di metri prima del paese (un piccolo borgo medievale arroccato quasi in cima alla collina) prendendo la strada sterrata (attenzione: qui transitano anche autovetture dirette a due abitazioni - una ospita un agriturismo -  dopo il ponte delle Fate).
La mulattiera si trasforma poi in un sentiero abbastanza agevole da percorrere (chi lo desidera puo' utilizzare per un certo tratto il greto sassoso di un torrente che finisce al "ponte sordo": attenzione, piuttosto pericoloso per i massi che caratterizzano il suo greto!).
Mille anni fa qui si snodava la strada romana Julia Augusta che collegava l'importante crocevia di Vada Sabatia (oggi Vado Ligure)  che collegava la Liguria al territorio piemontese e alla Gallia passando nell'entroterra per evitare le falesie che sovrastavano il mare: iniziata nel 12 a.C., poco meno di duecento anni dopo venne dotata dei cinque ponti (ancora visibili in Valponci) oggetto del mio cammino.
Percorrendo prima lo sterrato carrozzabile e poi il sentiero, in sequenza si incontrano:
1) il simulacro del dio Penn (da Appennini): e' una roccia vagamente antropomorfa alta un paio di metri e posta all'inizio della strada sterrata; la tradizione popolare lo ha trasformato in un manufatto dedicato a una divinita' celtica
2) il ponte delle Fate: e' quello meglio conservato (anche perche' oggetto di una recente manutenzione che ne ha un po' alterato l'originalita'); e' l'unico ancora "in servizio" ed e' percorso da autovetture dirette ad un paio di abitazioni (una adibita ad agriturismo) distanti alcune centinaia di metri; sulla destra (subito prima del ponte) si inerpica un ripido sentiero che conduce alla caverna delle Fate (di qui il nome della struttura), importantissimo sito archeologico del finalese
3) il ponte Sordo: subito dopo l'uscita dal percorso sul greto del torrente, e' ridotto a pochi resti di una rampa di accesso con residui dei parapetti
4) il ponte Muto o delle Voze: ancora visibile la struttura ad arco realizzata con pietra locale e dolomia; sono invece quasi totalmente spariti i parapetti
5) superato di alcune centinaia di metri il ponte Muto, ecco l'accesso alle le cave romane: si sale a destra con un sentiero (segnavia azzurro, oggi segnalato anche da un cartello artigianale); dopo qualche decina di metri troviamo prima alcuni antri disposti orizzontalmente a pochi metri l'uno dall'altro; spostandoci sulla sinistra appare l'imboccatura della cava piu' estesa, molto suggestiva per ampiezza e profondita'; la tecnica di scavo e' quella denominata "a picco e mazzetta"; vennero usate sicuramente per realizzare la  Via Julia Augusta, anche se la loro origine potrebbe essere piu' remota, senza escludere un loro successivo utilizzo, non solo per la costruzione dei ponti, in epoca medioevale.
6) il ponte dell'Acqua o di Portio: anche qui sono visibili la struttura ad arco e una parte delle pareti murarie accessorie, peraltro in cattive condizioni; a pochi metri si vede un edificio denominato "ca' du Puncin" dal nome del proprietario, un partigiano finalese
7) il ponte di Magnone: e' l'ultimo della Valponci; per raggiungerlo da una deviazione a sinistra contraddistinta da un cartello occorre farsi largo fra  rovi e macchia mediterranea ; e' rimasta una sola pila sul lato destro del torrente (non molti anni fa si intravvedeva ancora il residuo di quella sulla sponda opposta): infatti il ponte e' crollato e il torrente ha provveduto a spazzare via blocchetti di pietra grandi e piccoli
Il mio cammino termina qui (resta tuttavia il ritorno, che la discesa rende piu' agevole: vi lascio alla pagina dedicata alle fotografie, che potrete visualizzare cliccando sulla sottostante immagine:


Alfredo Izeta - agosto 2021

ascolta in sottofondo
Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Antonin Dvorak  (Sinfonia N.9 Performed by Gustavo Dudamel)


 

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