S P I G O L A T U R E
Finale Ligure tra storia e preistoria: Castel Gavone
domina Finale Ligure dal XII secolo
I Del Carretto e le
guerre con Genova, che è riuscita a "vincere" solo
comprando il Marchesato dalla Spagna
Fine agosto 2011
Fotografie di Alfredo Izeta e Paolo Ferrari
Il turista che
arriva al casello autostradale di Finale Ligure/Gorra può ammirare su
un'altura a sinistra le rovine di un maestoso castello
(visualizza la
fotografia), distrutto nel XVIII secolo non da operazioni belliche (nonostante numerose
guerre con Genova) ma dall'odio di una potenza bellica ed economica, la
Repubblica di Genova, che in quasi 500 anni (dal XII al XVI secolo) non era
mai riuscita ad assoggettare completamente il minuscolo Marchesato del
Carretto, che, anzi, per quasi cento di anni, era rimasto l'unico stato
indipendente della Riviera Ligure di Ponente.
Il castello è il vero simbolo di Finale Ligure: riprodotto nella serie
filatelica "i castelli d'Italia" (anni '80) e utilizzato da Victor Hugo come
scenario di un suo romanzo, ha rappresentato per noi finalesi il rimpianto
per un'epoca che ci ha visti protagonisti della storia, sia pure a livello
locale
Per questo dopo alcuni progetti andati a vuoti in quanto non compatibili con
la sua integrità storica, nel 2007 ha avuto inizio un restauro del
castello che, pur incorporando alcuni elementi moderni apparentemente invasivi ma necessari, è
stata impostato in maniera tale da consentire un'adeguata messa in sicurezza
(l'edificio si stava infatti sgretolando e costituiva un pericolo per i rari
visitatori) e
permettere (se del caso) la rifunzionalizzazione del complesso.
Con alcuni amici ho visitato a fine agosto il castello, purtroppo ora chiuso
alle visite (in realtà in un paio di occasioni sono state organizzate alcune
visite guidate che ne hanno illustrato le caratteristiche d'epoca). In
tale occasione abbiamo avuto il piacere di avere la competenza
dell'Architetto Giorgio Brusotti, direttore dei lavori dell'ultima fase del
restauro, che ci ha illustrato
le varie fasi del restauro e le difficoltà incontrate e
superate durante il rifacimento delle opere. Giorgio ci ha condotto
attraverso la storia del castello, dal XII secolo sino allo scempio genovese
ed a quello anche peggiore operato dalle popolazioni della zona, ci ha
permesso di salire sulla celeberrima Torre dei Diamanti (risparmiata
esternamente da Genova per una sorta di rispetto e di timore reverenziale) che conserva
ancora al suo interno (con le solette devastate dalle mine genovesi) alcuni
affreschi ed una scritta risalente al XVI secolo, indi ci ha condotto nei
sotterranei (coperti da una struttura metallica, anch'essa
necessaria) adibiti un tempo a magazzini e officine e ci ha mostrato le
spettacolari cisterne (intatte e sapientemente illuminate per consentire un
impatto indimenticabile sui visitatori), nelle quali veniva utilizzata la
calce viva per disinfettare l'acqua (è ancora visibile la fossa a filo
pavimento).
Siamo poi usciti sulla "piazza d'armi", che conserva le
macerie causate dallo scoppio delle mine genovesi settecentesche, e abbiamo visitato
il cortile interno del castello, nel quale era presente un sontuoso
loggiato. Il lavoro da fare è ancora molto: il nostro interlocutore ha fatto
presente che almeno un 50% delle parti sotterranee dovrebbe essere portato
alla luce. I fondi (il progetto è stato cofinanziato dalla UE) sono
purtroppo finiti e con gli attuali chiari di luna dovranno passare anni
prima di poter portare alla luce i "tesori" (archeologicamente parlando)
ancora celati nelle viscere del maniero: per uno studioso e archeologo è un
vero tormento non poter continuare un'opera lasciata a metà.
Vi rimando quindi alle immagini che, partendo dall'anno 2006, attestano in
modo significativo le fasi del restauro (cliccate sulle miniature
sottostanti per ingrandirle e visualizzare le fotografie e le didascalie).
Alfredo Izeta - settembre 2011
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