La passeggiata in questione (fotoA) può essere
gestita come prosecuzione del percorso Varigotti
- Capo Noli, già affrontata in precedenza e come
questa è caratterizzata da splendidi scorci
paesaggistici (foto1) su un arco di Liguria che
va dal Capo di Portofino a Capo Mele, nelle
giornate più limpide è possibili vedere i
lontani scogli della Corsica. Altri elementi che
la collegano al sopra citato sono le rispettive
appartenenze al cosiddetto Sentiero del
pellegrino, recentemente così denominato dal
Comune di Noli.
Della
postazione militare del monte di Capo Noli,
dicasi anche Semaforo (foto2), pertanto già si è
scritto. In questo caso lo si identifica come
punto di partenza (invece che di arrivo). Chi
volesse compiere le passeggiate in due momenti
diversi sarà indispensabile giungere in auto (o
meglio a piedi) sino a questo punto partendo
dall’altipiano delle Manie (attenzione,
l’ingresso non è segnalato, si trova sulla
carreggiabile Le Manie – Voze sul lato destro
dopo il camping La Foresta e prima di quello
Terre Rosse).
Il
sentiero è inizialmente contrassegnato con il
simbolo cerchio con diametro orizzontale
(foto3), anche se presto lo si dovrà lasciare in
quanto ci porterebbe subito a San Lazzaro
tralasciando alcune mète importanti di notevole
interesse archeologico, storico e naturalistico.
In discesa, nel suo primo tratto sono presenti
alcune ripide scorciatoie per eliminare dei
tornanti. In uno dei numerosi falsi piani le
prime panoramiche su Noli (foto4), Voze (foto5),
Bergeggi e il savonese (foto6). A circa 10’
dalla partenza, già lasciato il segnavia, in
prossimità di una curva una freccia segnala la
deviazione sulla destra (foto7) per la Grotta
dei briganti o Antro dei falsari (da qui 10’).
Percorrendola ai suoi lati si aprono brevi
diramazioni verso punti di interesse, uno strano
tetto che lascia immaginare un’abitazione
costruita sulla scogliera di Capo noli (foto8),
strapiombi (foto9) e la stessa grotta (un
piccolo buco nella roccia che lascia intravedere
il mare. Il sentiero si restringe ed aumenta la
pendenza in discesa (foto10) sino a giungere
all’Antro (foto11). Per entrarvi occorre
passare sotto l’apertura fotografata in un
secondo buco. La grotta è posizionata sopra la
Via Aurelia (foto12, 13), una sorta di “buco sul
mare” di notevole impatto e bellezza. Ancora
alcune immagini non scattate durante la
passeggiata che la riprendono dalla statale (fotoB)
e dal mare (fotoC). Al suo interno (foto15)
tracce di muretti che si dice di epoca romana,
un’apertura sulla sommità (foto14) e numerosi
massi posti in posizione verticale (foto16). Il
luogo è frequentato e purtroppo se ne scorgono
evidenti tracce. La particolare via di
ingresso/uscita è degna di essere immortalata
(foto17).
Risaliti sul sentiero principale verso Noli dopo
qualche minuto si raggiunge un bivio non
segnalato. La diramazione sul lato destro si
immerge nella vegetazione (foto18) e dopo alcuni
zig-zag tra i lecci si giunge all’abitazione il
cui tetto era stato visto in precedenza
(foto19). Ci si trova all’estrema propaggine del
Capo, dove il Capitano Enrico d’Albertis fece
costruire alla fine del 1800 il proprio Eremo
(foto20). Vissuto a cavallo tra i precedenti
due secoli fu navigatore instancabile,
esploratore e studioso dagli innumerevoli
interessi. Alla sua morte lasciò alla Città di
Genova la sua residenza cittadina, il Castello
di Montegalletto e le sue numerose raccolte di
oggetti (tra cui spiccano armi e meridiane) e
fotografie raccolti, costruiti e scattate in
tutto il mondo. L’Eremo (foto21), costruito in
stile coloniale e simile alla cabina di una
nave, era la sua residenza estiva prediletta
(foto22). Per ulteriori approfondimenti sul
personaggio visitare la sezione “Spigolature”.
Un rapido sguardo, in basso, alla via Aurelia
(foto23), con il rischio di perdersi incantati
nelle piazzole una volta parte di un giardino
con piante provenienti da ogni dove. Anche
questo luogo, come purtroppo altri in queste
zone (non si dimentichi però la molteplicità di
cosiddette emergenze e le scarse disponibilità
economiche a supporto) necessiterebbe miglior
sorte. In basso, visibile solo dal mare, in un
anfratto tra gli scogli, una madonnina che il
Capitano collocò in omaggio ai pescatori nolesi.
Si
prosegue il percorso ritornando sul sentiero
principale, non l’unico, ma il più sicuro e,
lasciati alcuni recenti ruderi (foto24) sul lato
sinistro, si raggiungono i ruderi delle Chiese
di Santa Margherita e Santa Giulia (foto25,
26). Distrutte da un incendio ad opera dei
tedeschi nei giorni della Liberazione, mète di
pellegrinaggi sino ad allora (foto27), alcune
loro parti hanno origine intorno alla metà del X
sec, altre sino al XIV. Alcuni propendono per
l’ipotesi di un’unica chiesa costruita su luoghi
di culto pagano, altri per due addossate l’una
contro l’altra. In stile romanico, ne rimangono
(foto28) le absidi (la più significativa è
quella centrale) e alcuni suoi tratti richiamano
per alcune particolarità (bacini murati) la
Chiesa di San Paragonio in Noli. L’ingresso
allo spiazzo antistante era probabilmente
delimitato da un muretto con cancello (foto29).
Il campanile è andato completamente distrutto
(foto30). La zona, come tutte quelle a ridosso
del mare, è caratterizzata dalla presenza
dell’euforbia arboraea (foto31), pianta delle
aree africane del mediterraneo, velenosa, che ha
la particolarità di perdere completamente le
foglie dal periodo tardo primaverile, per
limitare al minimo il ciclo vegetativo durante
le alte temperature, vedendole poi ricrescere da
metà settembre e raggiungere la fioritura
all’inizio della primavera.
Il
primo tratto verso il lazzaretto e la Chiesa di
San Lazzaro è estremamente panoramico (foto32)
per poi inoltrarsi verso l’interno in una
valletta fresca dalla quale è già visibile la
prossima mèta (foto 33, 34). Prima di virare
verso il lato dove sono ubicati i resti, sul
lato sinistro compare il sentiero contrassegnato
dal segnavia citato ad inizio percorso
(foto35,36). I due siti (foto37, 38) sono stati
recentemente valorizzati (foto39) e ripuliti
(cfr. Sentiero del pellegrino). Del lazzaretto,
eretto nel 1250 e posto sopra la Chiesa (vedi
foto precedenti) rimane poca cosa: qualche muro
e una stanzetta completa seminascosta dagli
arbusti di salsapariglia (foto40). Ebbe
successivamente funzione di ricovero per i
marinai colpiti da malattie contagiose. Poco più
in basso compare quel che resta della minuscola
Chiesa (foto41, 42, 43), in realtà forse solo
una cappella del complesso, e di una struttura
eretta in epoca successiva (foto44).
L’ultima parte del percorso si inoltra in fasce
e orti curati (foto45) e incrocia alcune ville
(foto46) che anticipano l’ingresso nella
cittadina dalla Piazza dell’antica sede
vescovile (foto47, 48). La passeggiata non può
concludersi senza una tappa alla Chiesa di San
Paragorio (foto49). I pannelli illustrativi sono
molto dettagliati se ne consiglia la lettura. La
Chiesa (foto50) è riconosciuta ufficialmente
come uno dei monumenti protoromanici (foto51)
più importanti della Liguria. Gli scavi, che si
sono susseguiti a partire dal 1889 hanno portato
inoltre alla luce sotto l’edificio i resti di
una Chiesa paleocristiana (foto52). Per
ulteriori approfondimenti si visiti il sito
Piazza Scala (visualizza
la pagina).
Luca
Sibona - settembre 2011