I T I N E R A R I
Mercoledì 17 agosto 2011
Torre di Bastia – Castelliere di Verezzi
Segnavia: in alcuni tratti losanga rossa vuota o pallino vuoto
Difficoltà: facile
Riferimenti lungo il percorso: Borgio, Verezzi, Borgata Crosa, Torre di Bastia, Menhir di Bastia, Castelliere di Verezzi, Dolmen della Caprazoppa
Tempo di percorrenza: 2h con frequenti pause (andata)
Distanza: 8km dalla Via Aurelia, deviazione per Borgio (andata)
Nota: munirsi di bastone
 

Il percorso prevede un primo tratto in automobile da Borgio sino al piazzale poco lontano dalla torre (in alternativa è possibile percorrere tutto o parte il Sentiero Natura di Borgio Verezzi per portarsi in quota)[1].

Giungendo da Finale Ligure, superata la galleria della Caprazoppa e il Cimitero, voltare alla prima deviazione sulla destra per Borgio, oltrepassare i binari e curvare ulteriormente sullo stesso lato in direzione Verezzi. Dopo una serie di tornanti panoramici si giunge all’ingresso di quest’ultimo, nei pressi di un parcheggio. Voltare ancora a destra, in salita, direzione Gorra (frazione di Finale Ligure). Da questa strada è possibile ammirare dall’alto i borghi di Crosa, Roccaro, Piazza e Poggio. Giunti nei pressi di Crosa è opportuno fermarsi per osservare (e magari visitare) questo antico abitato guardando la collina sovrastante in direzione Sud Ovest, luogo in cui è ubicato il castelliere (antico villaggio fortificato risalente all’età del ferro), per avere la possibilità di contestualizzare meglio l’area (foto1[2]).

La strada prosegue (foto2) sino a giungere ad un incrocio con uno sterrato che sale sulla destra (foto3). Da qui occorre prestare prudenza in quanto in alcuni tratti il terreno è accidentato. Procedendo, la visione della collinetta è ancora più netta (foto4).  Dopo qualche decina di metri, a tratti in ombra (foto5), si giunge al piazzale (foto6) dove è possibile parcheggiare nei pressi di un panel illustrativo (foto7) dedicato alla morfologia, flora e fauna degli altopiani di Orera e Caprazoppa. Nella cartina sono inoltre segnalati Torre e Castelliere. In direzione opposta al pannello parte uno stretto sentiero per la Torre di Bastia (foto8), percorribile non prima di aver visitato una costruzione particolare (foto9, foto10), dal tetto sfondato, che mantiene ancora alcuni tratti di signorilità (foto11, foto12, foto13). Dal piano antistante un primo  sguardo verso sud ovest, con l’isola Gallinara in lontananza (foto14). Appena dopo aver imboccato il sentiero citato ci si imbatte in due grandi massi a 6 – 7 metri di distanza l’uno dall’altro. Il primo (foto15), in posizione eretta, “… è situato lungo il perimetro di un muro a secco circolare che circonda quasi tutta la sommità collinare, in questo punto con dislivello di quasi due metri. Esso è alto cm 160….” (Codebò, 1993). Il secondo (foto16, foto17), spezzato alla base, è coricato nei pressi, con altezza complessiva, se fosse eretto di cm260. Alcuni studiosi ipotizzano possano essere menhir[3]. A questo riguardo i pareri sono discordi e tutti si auspicano di poter effettuare rilievi in profondità per provare a dissipare i dubbi in proposito.

Proseguendo per non più di 30m, a quota 321 si giunge alla Torre di Bastia (foto18), anche questa in stato di degrado ed abbandono, baluardo e luogo di avvistamento del Marchesato del Carretto, di poco successiva al 1212, anno in cui i marchesi comperarono i territori di Verezzi, Gorra, Olle, Borgio e Pietra e fatta erigere da Enrico II del Carretto. Il luogo è altamente panoramico (foto19).

Accanto ad essa è stata eretta, in epoca più recente, una costruzione (foto20-21) dotata di pozzetto (foto22). Curioso è l’inserimento nel corpus della Torre, di un grande masso, forse preesistente (foto23).

Ritornando sul piazzale e superato nuovamente il pannello, si prosegue in salita per qualche decina di metri, superando una catena che impedisce alle auto non autorizzate il passaggio per il sentiero, per poi ritrovarsi sul pianoro dell’Altipiano dell’Orera (foto24). La bellezza della zona è  insidiata da cabine elettriche, ripetitori e tralicci, che quanto meno possono fungere da punti di riferimento. Poco dopo una di queste cabine, sul lato destro del sentiero, ne diparte uno poco visibile che si inoltra nella macchia (foto25). Dopo qualche passo, i primi muretti (foto26, foto30, foto31), delimitazioni (foto29) numerose coppelle (foto27, foto34) e vaschette (foto28), insieme a buchi nelle rocce probabilmente scavati per inserirvi dei pali (foto33, foto35), vani delimitati da pietre (foto32, foto37). In questa prima parte del presunto castelliere si notano ancora segni di coltivazione (vite) e ripari di recente costruzione.  Superato un prato (si consiglia di usare il bastone per muoversi nell’erba alta, onde evitare spiacevoli incontri, la zona diventa ombrosa (lecci, frassini, pungitopo, salsapariglia), si inizia a salire (foto36) sulla sommità della collinetta superando ampie fasce sorrette da antichi muretti e residui di quello che potevano essere muri perimetrali di capanne (foto39); in un angolo, un pozzetto (foto38). L’area occupa tutta l’altura, il muretto (foto40) posto sulla sua sommità, nella direzione sud ovest si apre sullo strapiombo sotto il quale si erge Crosa. La zona, anche se non oggetto di ricerche approfondite e scavi, venne già segnalata nel 1967 (Giuggiola, 1982). Così è stata descritta dagli allievi delle scuole medie di Borgio Verezzi qualche anno fa: “… si possono osservare i resti di murature a secco di abitazioni, probabilmente semplici capanne, che costituivano un piccolo villaggio costruito a partire dall’Età del Ferro, circa 2500 anni fa e in uso fino al Medioevo. Già la denominazione del luogo, “Castellaro” sembra indicare la presenza di un abitato fortificato. Con questo termine (castellum), si voleva infatti definire una costruzione di difesa, realizzata con cinte murarie per proteggere un insediamento d’altura. Sono questi i primi abitati arroccati dei Liguri, l’antico popolo che sarà sottomesso all’Impero Romano nel 181 a. C.. Il percorso si sviluppa attraverso una vegetazione diversa dalla precedente, infatti il suolo è qui più umido e ricco, ricoperto da uno spesso strato di foglie secche. La copertura vegetale è dovuta essenzialmente a specie arboree: la roverella che con le sue buone capacità di adattamento tollera anche l'aridità del substrato, il nocciolo, il carpino, il frassino e imponenti esemplari di alloro molto ramosi, con un fogliame denso verde scuro, lucido e ispessito per ridurre la traspirazione (trattenere l'umidità) e riflettere la luce eccessiva. Nel sottobosco si notano piccoli arbusti di pungitopo, rovi ed edera”.

Dopo questa visita, che potrebbe protrarsi con maggiore attenzione per più tempo, si ritorna sul sentiero principale e si prosegue a destra (direzione mare), incrociando sulla destra un sentiero in discesa non a caso denominato “Via du Castellè”  (foto41), che scende a Crosa. Dopo aver superato (foto42) alcuni incroci, senza mai deviare, si giunge in prossimità di una discesa (lato sinistro del sentiero) occupata dai tralicci dell’energia elettrica (foto43). A questo punto, sempre a sinistra[4] diparte un sentiero di 5-6 m. (foto44) che si immette nella piazzola dove è posizionato il dolmen[5] denominato della Caprazoppa (da foto45 a foto48).  Per ulteriori approfondimenti, anche sul suo orientamento archeoastronomico visitare la Sezione “Spigolature” del sito Sentieri in Liguria.

Tutta la zona che si è tentato di descrivere in questo breve percorso necessiterebbe di ulteriori ricerche e scavi, utili per datare con maggiore precisione i resti degli insediamenti: si va infatti dall’epoca attuale, al Medioevo, all’Età del ferro, forse fino a 2000 anni a.C.

Non bisogna inoltre dimenticare che nella zona del finalese sono presenti altri castellieri (Villaggio delle Anime forse S. Antonino) ed altri luoghi, sotto il profilo toponomastico, rimandano la possibile esistenza di villaggi fortificati. Un loro studio approfondito potrebbe permettere più precise letture sui sistemi di difesa liguri antecedenti la dominazione romana (Giuggiola, 1982).

Luca Sibona - settembre 2011
 

Alcuni riferimenti bibliografici.

I MENIHR DI TORRE BASTIA, di Mario Codebò, pubblicato in: Notiziario C.A.I. Bolzaneto 1993, Genova, n. 11, pp. 30-31.

I PRIMI PASSI DI UN ARCHEOASTRONOMO, di Mario Codebò, pubblicato in: Bollettino dell'Osservatorio Astronomico di Genova, n. 66, Genova, pp. 12-20. 1994.

PRIME INDAGINI ARCHEOASTRONOMICHE IN LIGURIA, di Mario Codebò, pubblicato su: "Memorie della Società Astronomica Italiana - Journal of the Italian Astronomical Society", vol. 63, n. 3; 1997

CASTELLIERE DI VEREZZI: INDUSTRIE LITICHE, di Alfredo Pirondini, 2010, scaricabile dal web.

IL CASTELLIERE DI CAPRAZOPPA (BORGIO VEREZZI, SAVONA), di Oscar Giuggiola in Quaderni del Civico Museo del Finale 1-1982


 

[1] A questo riguardo ottimi riferimenti sul web sono gli itinerari descritti dalla scuola media inferiore del luogo rintracciabili su
      http://scuolaborgio.altervista.org/homepage.html .

[2] La foto1 ritrae invece l’abitato con il campanile della Chiesa di San Martino e la croce di pietra posta nelle vicinanze. In questo caso la
      collinetta non è visibile ed è collocata in alto a sinistra rispetto all’istantanea.

[3] Menhir: pietra fissata nel terreno, espressione della cultura megalitica.

[4] Se si possiede un gps occorre fare attenzione perché, in base alle coordinate segnalate in alcuni siti web, il dolme si troverebbe a destra
     del sentiero. Probabilmente le interferenze dovute alla prossimità di cavi dell’alta tensione non rendono preciso il punto di collocazione.

[5] Dolmen: struttura in pietra composta da almeno due lastre piantate in verticale e sormontate da almeno una in orizzontale, con funzione
     di sepolture nel periodo megalitico.

 

 
Clicca sulle miniature sottostanti per ingrandirle


foto 1


foto 2


foto 3


foto 4


foto 5


foto 6


foto 7


foto 8


foto 9


foto 10


foto 11


foto 12


foto 13


foto 14


foto 15


foto 16


foto 17


foto 18


foto 19


foto 20


foto 21


foto 22


foto 23


foto 24


foto 25


foto 26


foto 27


foto 28


foto 29


foto 30


foto 31


foto 32


foto 33


foto 34


foto 35


foto 36


foto 37


foto 38


foto 39


foto 40

>foto 41


foto 42


foto 43


foto 44


foto 45


foto 46


foto 47


foto 48
fotografie di
Fabrizio Sibona
e Alfredo Izeta
 

Segnala questa pagina ad un amico



 

 

 

 Sentieri in Liguria - settembre 2011