Il percorso prevede un primo
tratto in automobile da Borgio sino al piazzale
poco lontano dalla torre (in alternativa è
possibile percorrere tutto o parte il Sentiero
Natura di Borgio Verezzi per portarsi in quota).
Giungendo da Finale Ligure,
superata la galleria della Caprazoppa e il
Cimitero, voltare alla prima deviazione sulla
destra per Borgio, oltrepassare i binari e
curvare ulteriormente sullo stesso lato in
direzione Verezzi. Dopo una serie di tornanti
panoramici si giunge all’ingresso di
quest’ultimo, nei pressi di un parcheggio.
Voltare ancora a destra, in salita, direzione
Gorra (frazione di Finale Ligure). Da questa
strada è possibile ammirare dall’alto i borghi
di Crosa, Roccaro, Piazza e Poggio. Giunti nei
pressi di Crosa è opportuno fermarsi per
osservare (e magari visitare) questo antico
abitato guardando la collina sovrastante in
direzione Sud Ovest, luogo in cui è ubicato il
castelliere (antico villaggio fortificato
risalente all’età del ferro), per avere la
possibilità di contestualizzare meglio l’area
(foto1).
La strada prosegue (foto2)
sino a giungere ad un incrocio con uno sterrato
che sale sulla destra (foto3). Da qui occorre
prestare prudenza in quanto in alcuni tratti il
terreno è accidentato. Procedendo, la visione
della collinetta è ancora più netta (foto4).
Dopo qualche decina di metri, a tratti in ombra
(foto5), si giunge al piazzale (foto6) dove è
possibile parcheggiare nei pressi di un panel
illustrativo (foto7) dedicato alla morfologia,
flora e fauna degli altopiani di Orera e
Caprazoppa. Nella cartina sono inoltre segnalati
Torre e Castelliere. In direzione opposta al
pannello parte uno stretto sentiero per la Torre
di Bastia (foto8), percorribile non prima di
aver visitato una costruzione particolare
(foto9, foto10), dal tetto sfondato, che
mantiene ancora alcuni tratti di signorilità
(foto11, foto12, foto13). Dal piano antistante
un primo sguardo verso sud ovest, con l’isola
Gallinara in lontananza (foto14). Appena dopo
aver imboccato il sentiero citato ci si imbatte
in due grandi massi a 6 – 7 metri di distanza
l’uno dall’altro. Il primo (foto15), in
posizione eretta, “… è situato lungo il
perimetro di un muro a secco circolare che
circonda quasi tutta la sommità collinare, in
questo punto con dislivello di quasi due metri.
Esso è alto cm 160….” (Codebò, 1993). Il secondo
(foto16, foto17), spezzato alla base, è coricato
nei pressi, con altezza complessiva, se fosse
eretto di cm260. Alcuni studiosi ipotizzano
possano essere menhir.
A questo riguardo i pareri sono discordi e tutti
si auspicano di poter effettuare rilievi in
profondità per provare a dissipare i dubbi in
proposito.
Proseguendo per non più di
30m, a quota 321 si giunge alla Torre di Bastia
(foto18), anche questa in stato di degrado ed
abbandono, baluardo e luogo di avvistamento del
Marchesato del Carretto, di poco successiva al
1212, anno in cui i marchesi comperarono i
territori di Verezzi, Gorra, Olle, Borgio e
Pietra e fatta erigere da Enrico II del
Carretto. Il luogo è altamente panoramico
(foto19).
Accanto ad essa è stata
eretta, in epoca più recente, una costruzione
(foto20-21) dotata di pozzetto (foto22). Curioso
è l’inserimento nel corpus della Torre, di un
grande masso, forse preesistente (foto23).
Ritornando sul piazzale e
superato nuovamente il pannello, si prosegue in
salita per qualche decina di metri, superando
una catena che impedisce alle auto non
autorizzate il passaggio per il sentiero, per
poi ritrovarsi sul pianoro dell’Altipiano dell’Orera
(foto24). La bellezza della zona è insidiata da
cabine elettriche, ripetitori e tralicci, che
quanto meno possono fungere da punti di
riferimento. Poco dopo una di queste cabine, sul
lato destro del sentiero, ne diparte uno poco
visibile che si inoltra nella macchia (foto25).
Dopo qualche passo, i primi muretti (foto26,
foto30, foto31), delimitazioni (foto29) numerose
coppelle (foto27, foto34) e vaschette (foto28),
insieme a buchi nelle rocce probabilmente
scavati per inserirvi dei pali (foto33, foto35),
vani delimitati da pietre (foto32, foto37). In
questa prima parte del presunto castelliere si
notano ancora segni di coltivazione (vite) e
ripari di recente costruzione. Superato un
prato (si consiglia di usare il bastone per
muoversi nell’erba alta, onde evitare spiacevoli
incontri, la zona diventa ombrosa (lecci,
frassini, pungitopo, salsapariglia), si inizia a
salire (foto36) sulla sommità della collinetta
superando ampie fasce sorrette da antichi
muretti e residui di quello che potevano essere
muri perimetrali di capanne (foto39); in un
angolo, un pozzetto (foto38). L’area occupa
tutta l’altura, il muretto (foto40) posto sulla
sua sommità, nella direzione sud ovest si apre
sullo strapiombo sotto il quale si erge Crosa.
La zona, anche se non oggetto di ricerche
approfondite e scavi, venne già segnalata nel
1967 (Giuggiola, 1982). Così è stata descritta
dagli allievi delle scuole medie di Borgio
Verezzi qualche anno fa: “… si possono osservare
i resti di murature a secco di abitazioni,
probabilmente semplici capanne, che costituivano
un piccolo villaggio costruito a partire
dall’Età del Ferro, circa 2500 anni fa e in uso
fino al Medioevo. Già la denominazione del
luogo, “Castellaro” sembra indicare la presenza
di un abitato fortificato. Con questo termine (castellum),
si voleva infatti definire una costruzione di
difesa, realizzata con cinte murarie per
proteggere un insediamento d’altura. Sono questi
i primi abitati arroccati dei Liguri, l’antico
popolo che sarà sottomesso all’Impero Romano nel
181 a. C.. Il percorso si sviluppa attraverso
una vegetazione diversa dalla precedente,
infatti il suolo è qui più umido e ricco,
ricoperto da uno spesso strato di foglie secche.
La copertura vegetale è dovuta essenzialmente a
specie arboree: la roverella che con le sue
buone capacità di adattamento tollera anche
l'aridità del substrato, il nocciolo, il
carpino, il frassino e imponenti esemplari di
alloro molto ramosi, con un fogliame denso verde
scuro, lucido e ispessito per ridurre la
traspirazione (trattenere l'umidità) e
riflettere la luce eccessiva. Nel sottobosco si
notano piccoli arbusti di pungitopo, rovi ed
edera”.
Dopo questa visita, che
potrebbe protrarsi con maggiore attenzione per
più tempo, si ritorna sul sentiero principale e
si prosegue a destra (direzione mare),
incrociando sulla destra un sentiero in discesa
non a caso denominato “Via du Castellè”
(foto41), che scende a Crosa. Dopo aver superato
(foto42) alcuni incroci, senza mai deviare, si
giunge in prossimità di una discesa (lato
sinistro del sentiero) occupata dai tralicci
dell’energia elettrica (foto43). A questo punto,
sempre a sinistra
diparte un sentiero di 5-6 m. (foto44) che si
immette nella piazzola dove è posizionato il
dolmen
denominato della Caprazoppa (da foto45 a
foto48). Per ulteriori approfondimenti, anche
sul suo orientamento archeoastronomico visitare
la Sezione “Spigolature” del sito Sentieri in
Liguria.
Tutta la zona che si è
tentato di descrivere in questo breve percorso
necessiterebbe di ulteriori ricerche e scavi,
utili per datare con maggiore precisione i resti
degli insediamenti: si va infatti dall’epoca
attuale, al Medioevo, all’Età del ferro, forse
fino a 2000 anni a.C.
Non bisogna inoltre
dimenticare che nella zona del finalese sono
presenti altri castellieri (Villaggio delle
Anime forse S. Antonino) ed altri luoghi, sotto
il profilo toponomastico, rimandano la possibile
esistenza di villaggi fortificati. Un loro
studio approfondito potrebbe permettere più
precise letture sui sistemi di difesa liguri
antecedenti la dominazione romana (Giuggiola,
1982).
Luca Sibona - settembre
2011
Alcuni riferimenti
bibliografici.
I MENIHR DI TORRE BASTIA, di
Mario Codebò, pubblicato in: Notiziario C.A.I.
Bolzaneto 1993, Genova, n. 11, pp. 30-31.
I PRIMI PASSI DI UN
ARCHEOASTRONOMO, di Mario Codebò, pubblicato in:
Bollettino dell'Osservatorio Astronomico di
Genova, n. 66, Genova, pp. 12-20. 1994.
PRIME INDAGINI
ARCHEOASTRONOMICHE IN LIGURIA, di Mario Codebò,
pubblicato su: "Memorie della Società
Astronomica Italiana - Journal of the Italian
Astronomical Society", vol. 63, n. 3; 1997
CASTELLIERE DI VEREZZI:
INDUSTRIE LITICHE, di Alfredo Pirondini, 2010,
scaricabile dal web.
IL CASTELLIERE DI CAPRAZOPPA
(BORGIO VEREZZI, SAVONA), di Oscar Giuggiola in
Quaderni del Civico Museo del Finale 1-1982